Roma, 3 gennaio 1929: nasce Sergio Leone. Il padre Vincenzo (ai più noto come Roberto Roberti) è un grande regista italiano, mentre la madre, Bice Waleran, è un’attrice di discreta fama. Non stupisce quindi che appena diciottenne il ragazzo inizi ad interessarsi al mondo dello spettacolo: ottiene prima una piccola parte in “Ladri di biciclette” e approfondisce poi il genere peplum, ossia tutta quella sezione cinematografica dedicata alle gesta epiche di antichi soldati. Intanto, sono già gli anni ’50, Sergio Leone lavora come assistente di alcuni registi americani che hanno deciso di girare a Cinecittà (Mervyn Le Roy con il suo “Quo vadis”, William Wyler con “Ben Hur” e Mario Bonnard con “Gli ultimi giorni di Pompei”). Per leggere il suo nome tra i titoli di coda però bisogna attendere il 1961 con “Il colosso di Rodi”, vero e proprio kolossal girato con un budget esiguo. Dato che negli anni ’60 il pubblico mostra scarso trasporto per i pepla, Sergio Leone deve convertire i suoi interessi in qualcosa di meno mitico e più vicino ai gusti della collettività: è il periodo degli “spaghetti western”. Il noto regista romano sforna così veri e propri capolavori del genere: da “Per un pugno di dollari” (1964) a “Per qualche dollaro in più” (1965), da “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966) a “C’era una volta il West” (1967). Professionalmente però, sebbene si tratti di grandi successi, non tutto va come sperato: “Per un pugno di dollari” ad esempio gli vale un’accusa di plagio da parte di Akira Kurosawa che nella pellicola scorge un intollerabile numero di scopiazzature dal suo “La sfida del samurai”. Gli spaghetti western regalano invece il successo a Clint Eastwood ed Ennio Morricone e costituiscono per Bernardo Bertolucci e Dario Argento una importante tappa della carriera (entrambi collaborano al soggetto di “C’era una volta il West). Fino al 1984 inoltre lavora indefessamente al suo miglior film: “C’era una volta in America” concedendosi qualche parentesi per girare pellicole meno impegnative.