La seconda guerra mondiale si è appena conclusa a adesso bisogna rimboccarsi le maniche e risollevarsi dalla crisi economica che ha portato con sé. Antonio Ricci ha finalmente trovato un lavoro: attaccherà manifesti per le strade di Roma. Quando il Comune lo ha assunto gli ha reso noto che, così come i colleghi, per poter lavorare avrebbe dovuto possedere una bicicletta. Dato che Antonio è stato in passato costretto ad impegnarla, Maria, la moglie, la riscatta portando in cambio al Monte di Pietà le sue lenzuola. Il signor Ricci affronta così il suo primo giorno di lavoro. Mentre è intento ad attaccare un manifesto però qualcuno gli ruba la bici. Denuncia subito il furto, ma intuisce che difficilmente le forze dell’ordine si impegneranno nella ricerca del ladruncolo: gli agenti in questo momento hanno problemi ben più grandi da risolvere. Ad Antonio quindi non resta che tentare in prima persona di ritrovare la sua bicicletta. L’indomani allora insieme a Bruno, il figlio, ad un compagno di partito e ad un gruppetto di netturbini si mette alla ricerca del maltolto. Purtroppo però nessuno riesce a trovare il prezioso mezzo di locomozione. Recatosi infine a Porta Portese il protagonista avvista il ladro: l’uomo è in compagnia di un barbone ed entrambi tentano subito di nascondersi tra la folla. Fallito anche questo tentativo, un sempre più disperato Antonio si rivolge ad una sensitiva, ma nemmeno in questo caso riesce ad ottenere qualcosa. Sulla strada di casa il poveretto incontra nuovamente il ladro: il furfante però viene difeso dalla folla ed il protagonista non ha altra scelta se non quella di riprendere la sua strada. Proprio in questo momento, stanco e disperato, maturerà una decisione non proprio esemplare… La pellicola, datata 1948, venne inizialmente malgiudicata, soprattutto in Italia. Quando il film raggiunse i paesi stranieri invece venne subito definito un vero e proprio capolavoro del cinema neorealista italiano. La critica, non a caso, lo premierà con un Oscar (onorario) ed un Golden Globe.