Film comici: una definizione. Il genere comico è uno dei più longevi e radicati della storia del cinema, grazie alla sua capacità trasversale di attirare l’interesse degli spettatori di ogni generazione.
A differenza di altri generi cinematografici, che hanno vissuto fasi di successo alternate a cali di riscontro da parte del pubblico, i film comici mantiene da sempre una media di audience piuttosto costante.
Cambiano ovviamente, nel corso dei decenni, gli elementi e le situazioni che vanno ad arricchire il plot narrativo, incontrando il gusto sempre più articolato delle varie generazioni di spettatori.
Partiamo dalle basi: il film comico è un genere di pellicola incentrato sull’innescare nello spettatore il meccanismo del riso e instillare un buonumore generalizzato. Per fare questo vengono adottate diverse tecniche, dal linguaggio umoristico alle gag divertenti, sino alle situazioni squisitamente paradossali.
Leggi trame e recensioni dei film comici.
Cenni storici sui film comici
I film comici affondano le radici all’alba della cinematografia, già George Melies e i fratelli Lumiere erano soliti concludere i loro esperimenti filmici con una gag dall’esito comico.
Prima ancora dell’avvento del sonoro, quindi nei primi quindici anni del Novecento, le immagini in movimento presentate al pubblico si prestavano a espedienti semplici ed efficaci come fughe rocambolesche, cadute rovinose e piccole catastrofi in sequenza. Tale filone viene definito slapstick, e sta probabilmente alla base del concetto di cinema come intrattenimento puro, quando i mezzi tecnici ancora non consentivano di sviluppare trame elaborate e narrazioni articolate.
In quest’epoca la Francia è una delle nazioni dalla maggiore produzione di pellicole comiche, seguita dagli Stati Uniti che importarono, subito dopo, le opere prodotte oltreoceano. Pian piano iniziano a prendere piede anche figure che utilizzano l’ambito comico per scopi vagamente sociali, come Max Linder, reo di aver utilizzato per primo la sua comicità al fine di portare critiche ad alcune convenzioni della società borghese.
Dopo la fase degli anni Venti assistiamo a un progressivo aumento di minutaggio delle pellicole comiche, elemento che consente di sviluppare trame più complesse e personaggi più elaborati. Anche la struttura delle gag ne risente in positivo, necessitando di elementi più articolati sia in estensione che in qualità.
I ruoli del protagonista comico divengono centrali nella storia, avvalendosi dell’uso di trucco e abiti volutamente inadeguati: nasce il mito dei grandi comici del passato come Charlie Chaplin, Buster Keaton, e la coppia Stanlio e Ollio.
I film comici negli anni Trenta
L’avvento del sonoro ovviamente crea un beneficio di immediatezza a tutto il genere comico: a parte i personaggi già citati vale la pena menzionare Gianni e Pinotto (trasposizione italiana di Abbott e Costello) che confermano lo stereotipo comico del soggetto di ceto medio che deve scontrarsi con una società poco propensa ad accettare stranezze e ambiguità comportamentali.
La metà del secolo scorso è teatro di consacrazione dei film comici e delle tematiche finalmente variegate e ricche di situazioni di intrattenimento coinvolgente. A nobilitare le pellicole sono le interpretazioni di attori per lo più provenienti dal teatro, che riescono a catalizzare l’attenzione del pubblico grazie anche alla loro mimica unica e a proprietà di linguaggio fuori dalla norma. Icona di quest’epoca è Jerry Lewis, capace di suscitare ilarità attraverso le movenze, il modo di parlare e gli atteggiamenti assolutamente irresistibili.
Il concetto di “farsa” e di estremizzazione del realistico diventa un punto cardine del genere comico, ripreso anche nei decenni successivi grazie all’intuizione del regista e attore Mel Brooks (Frankenstein Junior, 1974). Si aprono le porte del sottogenere demenziale, che nell’immediato futuro avrebbe assunto un ruolo di primaria importanza del genere comico.
Ma il comico non era soltanto manifestazione di situazioni fortemente irrealistiche, ecco perché negli anni Settanta a farla da padrone è un certo Woody Allen, ai tempi giovane artista newyorkese dall’inarrestabile genio creativo, volto a sviscerare personaggi nevrotici alle prese con problematiche di natura quotidiana. Una velata riflessione sulla società moderna e sulla sua incapacità di accettare sé stessa, sempre alle prese con desideri irrealizzabili che, nel goffo tentativo di essere afferrati, portano a situazioni comiche inarrestabili. La filmografia di Woody Allen fa capo a una comicità sicuramente più strutturata, vale la pena citare a tal proposito Prendi i soldi e scappa (1969), Il dittatore dello stato libero di Bananas (1970), Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere)(1972) e Il dormiglione (1973).
Gli anni Ottanta rappresentano la consacrazione del genere demenziale, caratterizzato da situazioni paradossali che vanno a stimolare l’ilarità dello spettatore facendo leva sul concetto dell’assurdo ai limiti del nonsense. Sono gli anni di pellicole cult del genere come L’aereo più pazzo del mondo (1980), film che vanterà un numero praticamente infinito di imitazioni. Seguirà la saga de Una pallottola spuntata, iniziata nel 1988, cui seguiranno Una pallottola spuntata due e mezzo e Una pallottola spuntata 33 e un terzo. L’esilarante trilogia ci consegna il genio comico di Leslie Nielsen, uno degli interpreti del filone demenziale più famosi della storia.
Sono gli anni della comicità leggera, che ci regala pietre miliari del cinema comico come Un pesce di nome Wanda (1988), Non guardarmi non ti sento (1989) e Una poltrona per due (1983). Allo stesso tempo prende piede un’altra epopea comica di grande rilievo per il cinema comico americano: nel 1984 fa la sua uscita in sala Scuola di Polizia, cui seguiranno diversi sequel.
I film comici negli anni recenti
L’epoca attuale mantiene vivida la produzione di genere, ed è caratterizzata da una lista film comici piuttosto eclettica: dalla demenziale saga di Scary Movie (e varie declinazioni) ai classici americani per famiglie, dal genio di Jim Carry (Ace Ventura 1 e 2) alle prove corali del pluripremiato American Pie. Senza dimenticare pellicole come Tutti pazzi per Mary, che rivela una felice inclinazione alla recitazione comica di una giovane Cameron Diaz, al fortunatissimo Zoolander con Ben Stiller ed Owen Wilson (cui seguirà, nel 2016, un sequel di grande successo: Zoolander 2).
I film comici in Italia
La tradizione italiana della comicità rappresenta probabilmente uno dei maggiori orgogli della produzione cinematografica nostrana.
Re incontrastato dei film comici in Italia è sicuramente Totò, figura iconica alias dell’attore napoletano Antonio de Curtis, che in un numero praticamente infinito di film porta la comicità partenopea a fare da sfondo a situazioni di tutti i giorni, spesso focalizzate sulla povertà dilagante nel mezzogiorno d’Italia. Fifa e arena (1948), I pompieri di Viggiù (1949), Totò cerca casa (1949), L’imperatore di Capri (1949), Totò le Mokò (1949), Totò a colori (1952), Un turco napoletano (1953), Miseria e nobiltà (1954) e Signori si nasce sono solo alcuni esempi delle pellicole più famose dell’epoca, diventate veri e propri cult senza tempo.
Sul fronte romano Aldo Fabrizi prima, Alberto Sordi e Carlo Verdone poi, regalano intensi e divertentissimi spaccati di vita nella Capitale. Vale la pena ricordare Un americano a Roma (1954), ma anche il Marchese del Grillo, In viaggio con papà, Bianco rosso e Verdone, Vita da Cani, La famiglia Passaguai fa fortuna, Un sacco bello e molti altri.
Vale la pena menzionare la saga di Fantozzi, come uno degli esempi più vividi della comicità italiana in forma seriale. Il personaggio iconico interpretato da Paolo Villaggio rappresenta perfettamente la condizione meschina e un po’ frustrata, densa di richiami demenziali al limite del paradossale, di un impiegato insoddisfatto e un po’ ingenuotto.
Altrettanto recentemente, cinepanettoni e “cinecocomeri” a parte, il talento eclettico di attori come Christian de Sica, Massimo Boldi e Diego Abatantuono regalano pellicole come Mister felicità, I mostri oggi, Poveri ma ricchi, Colpi di fortuna, La coppia dei campioni e molti altri.
Registi e attori del genere comico
Tra i direttori di pellicole squisitamente comiche spiccano diversi nomi del presente e del passato, come il già citato Mel Brooks (anche interprete) o Woody Allen (anch’egli spesso attore nei suoi stessi film), ma anche il camaleontico John Landis e lo stesso Ivan Reitman. Menzione speciale per Frank Oz, indimenticabile creatore dei mitici Muppets, i pupazzi animati più famosi del mondo.
Gli attori non ancora citati ma “specialisti” della risata sono altrettanto numerosi, dal notissimo Rowan Atkinson (Mr. Bean) ad Adam Sandler, dall’indimenticato Robin Williams (che va annoverato fra gli interpreti più eclettici della storia), a Will Ferrell.
In Italia, non ancora citati, spiccano i nomi di Enrico Montesano e Gigi Proietti, colleghi tra l’altro in film di grande successo come Febbre da Cavallo (1976) e Febbre da cavallo – La mandrakata (2002). Allo stesso modo impossibile dimenticare geni della comicità come il compianto Massimo Troisi (Non ci resta che Piangere, Cuori nella tormenta, Ricomincio da tre) e Roberto Benigni (Johnny Stecchino, Il mostro, Il piccolo diavolo).
Sempre nell’ambito italiano, infine, occorre citare l’incredibilmente rapida ascesa al successo di Checco Zalone (al secolo Luca Pasquale Medici) autore di film comici divenute in poche settimane successi record della storia italiana in termini di incassi. La comicità di Zalone è perfetta sintesi del nostro tempo, i suoi personaggi fanno il verso ad alcuni stereotipi, piuttosto fondati, dell’italiano medio moderno, pieno di vizi, retaggi mentali e cultura piuttosto approssimativa sulla politica internazionale e l’evoluzione dell’immigrazione. I personaggi di Zalone, tuttavia, mostrano sempre un grande cuore, che come nella tradizione dello Stivale talvolta si rivela salvifico per le più complesse situazioni. Le sue opere: Cado dalle nubi (2009), Che bella giornata (2011), Sole a catinelle (2013) e Quo vado? (2016).