21 dicembre del 1948: Samuel L. Jackson (L. sta per Leroy) viene alla luce in una cittadina del Tennessee. Subito dopo la nascita, il padre lascia la famiglia e permette che il bambino cresca con la madre ed i suoi genitori. Dato che l’artista, forse proprio in seguito all’abbandono paterno e al conseguente trauma dell’assenza, è costretto fino all’adolescenza a fare i conti con una forma di balbuzie, tenta di sbloccarsi prendendo parte a diversi spettacoli cinematografici. Conseguita la laurea nel 1972, accetta di girare alcuni spot televisivi per poi approdare al teatro dove per altro conosce Morgan Freeman e Bill Cosby. La carriera, sebbene comunque avviata, non sembra però decollare. Dato che Hollywood gli sbatte più volte le porte in faccia o tuttalpiù gli affida piccole parti non degne di note, Samuel L. Jackson cede alla tentazione di fare uso di alcool e di droghe. A salvarlo da questa spirale sarà inconsapevolmente il regista Spike Lee affidandogli una parte consistente in “Jungle Fever”, ruolo che tra l’altro gli consente di ottenere nel 1991 un riconoscimento dalla severa giuria del Festival di Cannes. Da questo momento in poi la carriera di Samuel L. Jackson decolla definitivamente, basti pensare ai suoi maggiori successi cinematografici: “Quei bravi ragazzi”, “Jurassik Park”, “Pulp Fiction” o ancora “Die Hard – duri a morire”. Rasserenato dalla notorietà finalmente ottenuta, l’attore si cimenta spesso anche in pellicole indipendenti. Versatile e poliedrico come pochi, Samuel L. Jackson vanta una filmografia di tutto rispetto dove per altro si nota la tendenza a non fossilizzarsi sempre sullo stesso genere di ruoli. All’apice della sua carriera, nel 2009, i suoi film hanno realizzato ai botteghini degli incassi da record; non è un caso che l’attore sia stato immediatamente inserito nel libro del Guinness dei primati. Tale impresa è in seguito riuscita anche al collega Harrison Ford.